lunedì 21 settembre 2015

Serve un nuovo giornalismo per raccontare le Mafie

Non esiste il giornalismo libero e per sancirlo c'é pure l-assenza pressoché totale di editori puri cioé di persone che di mestiere facciano solo il proprietario di giornali e tv e che non si intromettano nella linea editoriale dei loro giornali. Anzi, che accettino pure le critiche legittime, fatte a loro dai giornalisti delle loro testate.

Non serve che ci si ricordi che le testate pubbliche in giro per il mondo pullulano di raccomandati dalla politica e che quindi non criticheranno mai i partiti o gli esponenti politici che li han portati ad avere quel tal lavoro. La lottizzazione porta a far critiche telecomandate, e a prescindere, solo agli avversari politici facendo finta di fare "informazione obiettiva". Spesso l'unica informazione obiettiva sarebbe l'autocritica.

Sempre in giro per il mondo, esistono editori proprietari di televisioni e giornali che poi si buttano in politica e usano i loro organi di stampa come cassa di risonanza. E' chiaro che anche in questo caso non puoi aspettarti obiettività'.

Si finisce poi nei casi in cui la malavita controlla i giornali e li usa come megafono proprio se non addirittura per lanciare messaggi segreti tra gruppi di affiliati o gruppi rivali.

Fin che si parla di casi come quelli di cui sopra, sappiamo che non c'é speranza di rimedio per cui meglio cercare di modificare le abitudini dove si possono facilmente cambiare.

E qui cade a fagiolo il discorso criminalità organizzata sotto forma di mafie di vario colore e ordine. La domanda che ci si pone é> perché il linguaggio giornalistico corrente é tendende a giustificare le azioni mafiose piuttosto che rimanese neutro o, magari pure negativo nei confronti delle azioni criminali?

Sui giornali italiani si legge ancora che "Tizio é stato giustiziato in strada", "Un'esecuzione ha lasciato vittima Sempronio", "Sequestrata la casa del boss", "Latitante il boss Tal dei tali"...

Iniziamo col cambiare i termini: "giustiziare" raccoglie in se il concetto di "eseguire un atto di giustizia" e se usato in riferimento ai morti ammazzati dalla malavita organizzata li rende istintivamente colpevoli di aver violato la giustizia. O quantomeno un "giustizia". Non c'é giustizia nella malavita, solo barbarie. Si abolisca l'uso della parola giustiziato in questi contesti! Si usi "barbaramente assassinato" piuttosto.

"Esecuzione" ha la stessa impronta. Che si sia d'accordo o meno, la pena di morte é una pena prevista da codici penali di molti paesi al mondo. Alcuni dei quali anche riconosciuti come paesi "civili" (USA e Giappone ad esempio). Questi paesi hanno un ordinamento legale che sanciscono le "esecuzioni". Lasciamo l'uso di questa parola in riferimento all'estrema decisione di quei ordinamenti legali e statuali. La mafia non fa esecuzioni, fa "assassini", fa "orribili eccidi". Usate quelle espressioni che non han nessun riferimento a un qualsivoglia sistema legale e di Stato.

C'é poi la parola "boss". Un boss é qualcuno che comanda, che dirige, é un capo. Lasciamo la parola all'uso anglosassone del termine, che é di uso corrente ed ha un'accezione positiva, e non rubiamo l'aura di leadership che trasmette e di privilegio che ai mafiosi non spetta. "Spietato assassino a capo di una banda criminale" se é troppo lungo puó anche andar bene "principale mafioso", "capofila", "capobanda" o quel che volete.

Cari giornalisti, togliamo termini enfatici dagli articoli sulla mafia. Basta poco per cambiare abitudini ed atteggiamento mentale.

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