sabato 8 agosto 2015

Tutto il mondo è palese: dopo un figlio anche le inglesi son costrette a perdere il lavoro

Il nostro senso di inferiorità rispetto all'estero è atavico ed endemico. Per questo facciamo una risatina amara quando possiamo beatamente dire che "tutto il mondo è paese". In fondo è la scusa che gli italiani danno a loro stessi per non cambiare nulla.

Così, quando leggi notizie di questo tipo: "53mila donne incinte saltano gli appuntamenti di controllo dal ginecologo per evitare contestazioni di capi e colleghi. E neomamme discriminate più di quanto accadesse dieci anni fa secondo la Equality and Human Rights Commission" tratte da "La 27a Ora" del Corriere della Sera, un po' frastornati lo si è.

Se c'è discriminazione di fatto tra i sessi nella civile Gran Bretagna allora quella che c'è in Italia può starci benissimo, penserà l'Italiano medio. E nulla cambierà.

Il sessismo della City è un fatto risaputo ma fa molto cool non parlarne. Perciò non ne parliamo neppure noi che viviamo a Londra. Da bravi italiani ci teniamo tutti a fare "Bella Figura" (per dirla alla Severgnini) e qua tutto deve essere "cool". Dell'uncool non si parla. Full stop.

Di fatto, secondo l'indagine inglese, in UK una neomamma ogni nove ha dovuto lasciare il proprio posto di lavoro, reso insopportabile da colleghi e capi.

Magari in Italia certi studi non li fanno proprio e magari i numeri sono gli stessi o chissà, magari migliori o pure peggiori. E qui sta il punto, un inglese vi dirà che "almeno da noi gli studi scomodi li fanno, da voi in Italia no" e la palla torna a centro campo con il solito uno a zero del senso di inveriorità civile.

Resta che per le giovani mamme della comunità italiana in Gran Bretagna lo spettro del mobbing di fatto, dei colleghi o della società, è un fatto con cui confrontarsi in molti ambiti lavorativi.

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